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La fabrica del polver. Italcementi di Cividale

I primi impianti dell’Italcementi di Cividale furono costruiti nel 1910, ad opera della Società Italiana dei Cementi e delle Calci Idrauliche (dal 1927 Italcementi), con sede a Bergamo. L’impresa sorse per soddisfare l'accresciuta domanda di cemento proveniente dal Friuli, sfruttando i ricchi giacimenti di marna
La marna è una roccia sedimentaria, composta da una frazione argillosa e da una frazione carbonatica data generalmente da carbonato di calcio, oppure da bicarbonato di magnesio e calcio. Viene impiegata nell'industria cementizia nella produzione dei cementi cosiddetti naturali.
di sua proprietà delle cave di Ponteacco (frazione di San Pietro al Natisone) e Tarcetta (frazione di Pulfero), nelle vicine Valli del Natisone.
Ampliato una prima volta nel 1914, dopo la prima guerra mondiale, lo stabilimento, nonostante i gravi danni subiti, fu rapidamente ripristinato.
Nel 1925 ebbe inizio la stagione delle due cementerie.  Arturo Malignani, che nel 1906 aveva fondato la “Cementi del Friuli”, fece costruire una nuova fabbrica, a poche centinaia di metri dall'Italcementi. Durante gli anni Trenta, entrambe le imprese furono interessate da significativi ammodernamenti ed ampliamenti. Fu la “Cementi del Friuli” a sostituire per prima i vecchi forni verticali con un nuovo forno rotante “Lepol”, destinato alla produzione del clinker e del cemento artificiale. La seguì l'Italcementi, i cui lavori  di ammodernamento culminarono nel 1943 con l'installazione del forno rotante “Polysius”. Interrotta quasi del tutto durante il conflitto, l’attività delle due imprese potè riprendere abbastanza rapidamente all’indomani della fine della guerra, non avendo subito gli impianti né bombardamenti alleati, né azioni di sabotaggio da parte dei tedeschi in ritirata.
Nel 1951 la “Cementi del Friuli”, in calo di produttività, venne assorbita dall'Italcementi, divenendo “la seconda” (per i dipendenti cividalesi) e “Cividale 2” (per la direzione della società bergamasca).
Gli anni Cinquanta e Sessanta costituirono anni di forte espansione dell'industria cividalese del cemento. Negli anni Settanta ebbe però inizio un periodo di riflusso, , in particolare, causato dalla crescente difficoltà di reclutamento di manodopera locale per il necessario turn over. Ciò si verificò soprattutto dopo il terremoto del '76 e il boom del Triangolo della sedia,costringendo l'azienda a pagare trasferte a dipendenti provenienti da altri stabilimenti. Gradualmente si palesò l'intenzione da parte della direzione dell’Italcementi di chiudere l'impianto di Cividale.  Non vennero più effettuati i necessari aggiornamenti tecnologici, e, allo stesso tempo, furono via via smantellate le attività. Fu un processo che durò molti anni, per concludersi del tutto solo nel 2002.  Alla chiusura dell’attività seguì, alcuni anni più tardi, la distruzione totale dello stabilimento, a partire dalla demolizione, il 13 settembre 2008, della sua storica ciminiera.

La demolizione della storica ciminiera dell'Italcementi di Cividale avvenuta nel 2008